sabato 3 settembre 2011

Ma il London Bridge prima o poi cadrà? Secondo me sì.

Che se a uno di malauguri gliene dici trentordicimila volte al giorno prima o poi la sua bella rotolata dalle scale sempre se la farà. Non si tratta di cattiveria: è scientificamente provato. Tira e ritira prima o poi la corda si spezza. Ecco perchè credo che il London Bridge farebbe bene a mandare a quel paese tutti i bimbi di Inghilterra che giocosamente ripetono la famosa filastrocca.
Corna a terra. Dal 1744.
Curiosamente leggo su un sito che questo ponte rispetto agli altri è meno decorato, perchè fu progettato proprio per essere funzionale e resistente. Meno male. Quindi, avanti, alzi la mano il genio che s'è inventato la canzoncina! Maledetto diffidente antimonarchico!

A parte ste' scemenze deliranti, comunque, come avrete capito son tornata dal quel di Londra. Il motivo dell'apertura di questo post con la filastrocca del London Bridge è per ricordare che proprio così si è chiusa la mia vacanza. All'aereoporto una bambichina minuscola la cantava con la nonna e giuro che è stata la cosa più dolce che mi è capitato di vedere da quì a qualche anno. Poi son dovuta salire sull'aereo e tanti saluti, niente più London Bridge is falling down, niente più Gatwick, niente più Earl's Court e niente più Mind the Gap e tutte quelle cosine che senti in metro ripetute ogni giorno dalla voce metallica fino e che ti si ficcano irrimediabilmente nel cervello.
E' stato bello. Tanto bello.
E ci tornerò, non importa quando, non importa per quanto tempo, ma io tornerò lì. *sigh*
Anche perchè, diciamocelo, Londra non te la vedi per bene in 4 giorni, non te la vedi bene nemmeno in 7 se è per questo. Certo se vuoi andare lì a spassartela e basta ti infogni tutte le sere a Piccadilly e tanti saluti, dopo poco certo che ne hai piene le scatole; ma se vuoi vedere davvero Londra, allora non basta tutto il mese. In parte è colpa delle attrazioni e negozi che hanno questa simpatica abitudine di chiudere alle 5. No, dico, alle CINQUE. Che razza di orario del cavolo è?
Per colpa loro abbiamo corso come forsennati tutto il giorno e c'è stata una volta che siamo rimasti con l'amaro in bocca perchè non ce l'avevamo fatta in tempo.

In ogni caso, raccontare tutto per filo e per segno sarebbe da suicidio, ma ci sono alcune cose che per la loro importanza, vanno dette. Percio ho deciso di fare un'altra classifica, intitolata:

     Dieci cose che ho capito degli inglesi.

Verità numero 1: I cartelli
Dipende dalle prospettive.
A Londra, non puoi perderti. Non puoi proprio, anche se una mattina ti svegli e ti dici "oggi mi perdo". Non te lo permettono. E' grazie ai cartelli che io sono sopravvissuta in metropolitana, unica, esatta, inesauribile fonte di informazioni. Ce ne sono a singhiozzo ogni due centimetri e in questi sette giorni sono stati i miei migliori amici. Non ce ne è stato uno che abbia toppato, sono sempre arrivata dove volevo, senza esitazioni, semplicemente fidandomi dei cartelli.
A Napoli non è così. Per dire, una volta atterrata cercavo il bagno e, ancora abituata all'efficienza dei segnali britannici, ho seguito con tranquillità la scritta "Toilet". Due minuti dopo ero di fronte ad un muro, dietro un'impalcatura.

Verità numero 2: Le strisce pedonali.
Si, anche a terra c'è segnalato dove devi guardare.
Non è vera questa cosa che gli inglesi sono perfettini e attenti alle regole. Quando c'era un semaforo col segno rosso, lo attraversavano, al diavolo le regole, vado di fretta. Niente di diverso dal traffico italiano, mi sono sentita a casa. L'unica cosa era che se il segnale era rosso, tu eri in strada e una macchina stava passando c'erano altre probabilità che ti tirasse sotto le ruote senza alcun pudore.
Almeno, da noi fanno finta di non vederti, ma all'ultimo minuto si fermano. Per protestare.

Verità numero 3: Le macchine inquietantemente pulite.
 Lo erano. Pulite, intendo. Che cosa c'è di strano? Niente, se si fosse trattato di una, ma tutte erano splendenti, lucidate. Non ne ho vista una ammaccata, neanche una riga sulla portiera, niente. Inquietante. Secondo me tengono nel garage quelle vere e fuori espongono i modellini farlocchi, sono convinta che se ci battevo sopra scoprivo che erano di plastica.

Verità numero 4: La politica del cortile libero e le costruzioni in serie
Casa mia è quella con la fascia di finestre al centro e il tetto triangolare. Si, insomma, tra quella con la fascia di finestre al centro e il tetto triangolare.
Agli inglesi non piacciono tanto i cancelli. Molto spesso sono bassi, ridicoli, messi lì tanto perchè tu possa sbeffeggiarne l'altezza. A volte non ci sono proprio, ma ci sono enormi cartelli con su scritto "Area privata", "Non entrare, violazione della legge", "Vietato fare inversione, perseguibile legalmente". Ma intanto il cancello non lo mettono. 
E inoltre c'è questa cosa delle case tutte uguali. Interi quartieri esattamente identici, che se volevi riconoscere il tuo era un'ardua impresa. Li svenderanno all'Ikea?

Verità numero 5: Gli Italiani
Gli italiani, a Londra, vanno fortissimo. Nel senso che l'italiano si vende tanto, anche se a volte non è per niente italiano, ma inglese/indiano/cinese travestito abilmente con i baffi neri e il forno a legna per la pizza. La cucina inglese è una dura sfida per il fegato e la sua qualità è sinceramente dubbia: non per niente come unico piatto famoso hanno questo misero filetto di merluzzo fritto con le patate vicino. Qualcosa dovrà significare.
E infatti, nella via principale di Earl's Court, dove passavamo le nostre sere, c'erano ben SEI ristoranti italiani in soli 100 metri, l'uno dietro l'altro lì a farsi concorrenza. Pienissimi. All'estero c'è questa legge che se è italiano è buono, PECCATO che alcuni ristoranti siano messi su da gente che un piatto italiano non l'ha visto neanche in fotografia. Ed ecco che allora ti partono con gli abbinamenti più disgustosi che tu abbia mai visto. Di seguito elenco quelli che personalmente ho mangiato:

- Pizza con formaggio, mozzarella, pezzi interi di patate con la buccia e cipolle CRUDE;
- Risotto ai funghi, che fin quì va bene, finchè non ci aggiungi il POLLO arrosto nel mezzo.
- Ancora, pizza con bolognese, nel senso del ragù che cucina tua nonna alla domenica, con peperoni e ANCORA cipolle crude.
- Panino con mostarda, cipolle, cetrioli, formaggio alla plastica, rucola, tonno e maionese con olive nere. Che solo a leggerlo scommetto che vi è venuta l'acidità di stomaco. Anche a me dopo averlo mangiato. Ma abbiate pietà: avevo fame.
E ovunque andassi, anche se avevi chiesto un gelato alle fragole, ti facevano: ci vuole il Parmigiano sopra?
Altra verità sugli italiani a Londra: ce ne sono troppi. Dappertutto, ovunque, più degli inglesi. Escono dalle fottute pareti.

Verità numero 6: Portobello è una patacca.
No, sul serio, è stata una delusione. Due chilometri di mercato e c'erano solo bancarelle con gli stessi medesimi souvenir che ho trovato a pacchi in qualsiasi altro negozio di Londra. Patacche su patacche. L'unica cosa interessante era l'antiquariato, ma volevano talmente tanto che facevi prima a spararti in un piede, ti sarebbe costato di meno. E poi c'erano le bancarelle di frutta, quelle sì, carine, con certe ciliegie grosse come palle da golf.

Verità numero 7: I bus a due piani

Checcarini che erano. Purtroppo non ne ho preso neanche uno, perchè la metro era talmente efficiente che anche aspettare due minuti in più alla fermata poi ti sembrava un tempo interminabile. E poi c'è questa cosa che io pensavo fossero due tre, giusto per i turisti, invece sono proprio i bus ufficiali! Scusate, eh, non lo sapevo mica.
Amo il loro colore, ovviamente, e poi sono efficientissimi: vai lì e dici "oh, adesso aspettiamo un pò che passa un bus rosso a due pia..." e quello è già lì, con appresso altri due. Passano sempre. Per me è una cosa fuori dal mondo. Quando io prendo l'autobus devo sperare che l'autista abbia effettivamente qualcosa da fare nei pressi della mia fermata, tipo la spesa, altrimenti niente, mi tocca farmela a piedi.

Verità numero 8: L'amore per la musica
Oh, lo so che tutto il mondo ama i Beatles, ma lì proprio era lo sport nazionale, tipo. In metropolitana e per strada chiunque aveva roba dei Beatles addosso, non potevi scamparla. Mi sono commossa, guardate. L'unico grande rimorso di questa vacanza, sveliamolo: non sono riuscita a fare una capatina ad Abbey Road. Piango.
Però ho fatto una capatina al London Beatles Store, che, guardate, c'avrà anche lui le sue patacche, ma già la vetrina fa la sua figura.
Dentro è ancora meglio.
E poi, al teatro c'era il musical dei Queen. Il musical, dei Queen. E io avevo anche la carta per lo sconto e non ci sono andata.
Mapporc...
Mapporca di quella porc...


Verità numero 9: L'ora del té
Non sono riuscita a prendere il tè come si deve, come fanno gli inglesi, però ho assistito ad un gruppo di vecchie cariatidi che lo bevevano, nel loro ambiente naturale. Smettiamola di parlare di stereotipi, non ha senso dirlo, loro sono davvero così. E' stato bellissimo: due signore con il vestitino a fiori, due signori con le polo e il maglioncino e gli occhiali sul naso, che facevano il te col colino e ingurgitavano dolci ragguardevoli, che avrebbero fatto venire il diabete anche a me che stavo di fianco. Che spalmavano burro e marmellata su certi panini strani, morbidi, e parlavano di golf, del tempo, e di quanto in quel locale il tè fosse absolutely spectacular.
Impagabile.

Verità numero 10: Harry Potter
E ti pareva che non ce lo facevo rientrare in classifica?
A Londra, nelle librerie, c'è una cosa che solo la mia mente bacata poteva considerare degna di nota: da Foyles, libreria dove io ho acquistato i miei primi tre Hp in inglese, c'è la sezione fiction, sezione romance, sezione thriller, sezione children...e poi c'è la sezione Harry Potter. Cioè, dai, se non ce l'ha a Londra una sezione a parte! Troppo bello!
Poi si, insomma, continuando sulla scia Harry Potter, devo informare chi di voi avrà intenzione di andare a King's Cross che il binario 9¾ è stato tristemente spostato, per via dei lavori di ristrutturazione. A meno che non vogliate consumarvi i piedi e fare figure di cacca a profusione col personale che vi guarda girare tormentato fra gli archi di pietra, vi conviene recarvi direttamente ai binari dall'1 al 4 e poi seguire l'uscita...
Oppure, in alternativa, usare gli occhi. Cosa che io non ho fatto.
Un'altra cosa da tenere in considerazione: se andate lì visitatevi St. Pancras la stazione subito adiacente (è colei che inspiegabilmente si vede nell'ultimo film). King's Cross è una pippa al confronto.

E insomma, ci sono diverse cose che sono andate bene e altre un pò male, ma tirando le somme è stata una meravigliosa vacanza. Ho mantenuto le promesse fatte all'inizio: ho i piedi acciaccati e ho comprato 12 confezioni di tè con ben 10 gusti diversi. Starò a posto per un pò e il mio livello di dipendenza salirà considerevolmente. Ma questo, fortunatamente, non sarà affar vostro.

Chiudo con la bellissima canzoncina del London Bridge, perchè sì, perchè mi è rimasta in testa a me e non vedo perchè la stessa sorte non debba toccare a voi. Prego notare che solo dopo molte ricerche sono riuscita a trovare un video che non riportasse l'immagine del ponte SBAGLIATO. Tutti mettono il Tower, cavolo.


6 commenti:

  1. Sono stata in Inghilterra anni fa e tutto quello che dici è incredibilmente vero. Io non ero a Londra (lo so prima o poi devo proprio andarci) ma a Cambridge e sono riuscita a passare nella capitare solo un paio di giorni.

    La persona di cui ero ospite è insegnante di italiano in una scuola superiore e mi aveva inserita in una classe per migliorare il mio inglese durante la permanenza lì.
    Un giorno, durante una lezione di inglese (mi sembra di ricordare), l'insegnante chiede "di che cosa parliamo oggi?" e la classe risponde in coro "Harry Potter". Questi facevano il corrispondente britannico della nostra quarta superiore e avevano la classe tappezzata di posterini di HP e volevano usarlo come argomento di discussione di una lezione XD

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  2. Ahaha Ho adorato il tuo post, un giorno presto o tardi andrò anch'io a Londra e vedrò con i miei occhi le meraviglie di cui hai parlato per l'Italia e l'Italiano confermo XD mio zio vive a bristol e mi ha raccontato lui stesso dell'italiano-mania che hanno nell'uk LOL

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  3. @Acalia: Grave mancanza, vai a Londra! XD (si, parlo io che praticamente sono stata solo lì...)
    Comunque, ma davvero facevano così i bambini? LOL, anche a me piacerebbe averlo come argomento di discussione in classe XD D'altronde, se non lo fanno lì che è il loro paese...

    @Ilia: Grazie, mi fa piacere! X3 Comunque vacci, vacci assolutamente, non mi sono pentita nemmeno per un minuto *_* Si, ma questa cosa degli italiani un pò dovunque, anche in Francia, che in teoria dovrebbero star messi benino con la cucina XD

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  4. La cosa peggiore è che questi ragazzi non erano più bambini ma avevano 16-17 anni. XD

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  5. Ah, ecco, per qualche motivo avevo letto quarta elementare...ora la cosa mi quadra. E ora posso avere paura XD

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  6. Mmm... sono sempre più curiosa di visitare Londra, in realtà sono sempre più desiderosa di lasciare l'Italia.

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